PARLANO LE DONNE CHE HANNO ACCOMPAGNATO GESÚ
Sabato Santo, un’esperienza di vuoto, di solitudine, di orfanezza, di vedovanza, di povertà.
Noi siamo le donne che per Lui abbiamo lasciato la Galilea e l’abbiamo seguito attratte da un misterioso richiamo spirituale che ci chiamava a unire la nostra vita alla Missione del Nazareno. Non fu facile stare con lui.
Ma nessuno e nulla poteva spegnere quel fuoco che si era acceso in noi.
Certamente nessuna di noi immaginava che tutto sarebbe sfociato in quella strettoia delle ore appena trascorse, le ore della Passione.
Ore cruente. Ore dolorose. Ore tenebrose.
L’abbiamo visto ansante mentre portava la Croce.
L’abbiamo sentito il tonfo delle sue cadute, la tenerezza del suo incontro con sua Mamma, povera donna dal cuore trafitto.
L’eco dei colpi di martello risuona ancora in noi dolorosa e lancinante.
E quel suo ultimo grido che attraversava l’etere e cominciava a percorrere le vie del mondo e dei cuori. Non si è ancora spento.
L’abbiamo poi accompagnato alla sepoltura, pianto da sua Madre.
Il suo cuore era lacerato, e il nostro col suo.
Noi l’abbiamo profumato quel corpo, l’abbiamo avvolto nella Sindone da noi portata.
Sua Mamma ha posto il sudario sul suo volto dopo averlo accarezzato, baciato e ribaciato. Lo avvolgemmo con le fasce.
E che schianto al cuore quando quella pesante pietra ci separava da lui.
Ma il nostro cuore era chiuso dentro con lui a vegliare.
E ora stiamo attendendo che passi questo giorno di Pasqua per lasciare le nostre case prima dell’aurora del primo giorno della settimana.
Non passano le ore. Un’attesa logorante.
Soffriamo. Piangiamo. Ricordiamo.
Sì, facciamo emergere dei ricordi così vivi e così consolanti. È stata una grazia vivere con lui. Una scoperta ogni giorno.
La scoperta di un uomo che viveva in questo mondo, ma che non era di questo mondo.
Uno sguardo così invasivo il suo. Una parola così avvincente.
Era bello vederlo coi poveri, con i peccatori, con gli ultimi: “perdeva la testa”.
Era la sua vera trasfigurazione.
Stava bene con loro e loro erano meravigliati che un Rabbi di quella forza spirituale si chinasse su di loro e amasse la loro compagnia.
E poi avete visto che è morto tra due criminali!
Ha conquistato il cuore di quello di destra. Gli ha promesso il Paradiso, subito, con lui.
Ieri stesso in cielo con lui.
Ora in queste ore stiamo facendo riemergere le sue Parole: che consolazioni ripeterle. Saranno fissate nel cuore, incise come con stilo di ferro e con piombo sulla roccia. (Giobbe 19, 24)
Il tempo non deve cancellarle. Hanno avuto su noi una capacità di rinnovamento straordinaria, una forza di cattura unica.
Non siamo più e non saremo più quelle di prima.
Gesù per noi è tutto. È Pastore che guida, è Maestro che istruisce, è Amico che consola, è il Salvatore che libera. È la Parola che guarisce. È tutto.
E adesso ci domandiamo che cosa sarà di noi?
Domattina andremo al sepolcro e completeremo le cure del Suo Corpo, lo sistemeremo per bene. Accarezzeremo il Suo Corpo per l’ultima volta. E non ci resterà che piangere.
Però vogliamo confidarvi un segreto che ci accomuna tutte noi donne, presenze amiche anche nel suo cammino.
Sentiamo in cuore una speranza che canta dentro di noi e suggerisce che non tutto è finito. Fosse vero!
Qualcuno ci dice di stare con i piedi per terra, di non sognare ad occhi aperti. Ci dicono di stare alla realtà. Ci dice che è stato bello, ma Gesù è risorto ormai.
Ma il cuore, è il cuore e chi lo può far tacere? Noi non ci riusciamo.
Noi non vogliamo essere delle “rassegnate”, scrutiamo il futuro e il futuro è abitato dalle promesse di Gesù.
Una di noi ci ha aiutate a ricordare una sua parola: “Il terzo giorno risusciterò”. Tutti faticano a crederci. Il nostro cuore invece ci dice di non sottovalutarla questa promessa.
Sarà quello che il Signore vorrà.
Quel che ognuna di noi si sente di dire in questo momento è questo:
“Il mio cuore è per lui.
Mi ha sedotto e mi sono lasciata sedurre”.
Una meraviglia!
Non è mai successo che Gesù accendesse i cuori e poi questo fuoco si spegnesse.
Il suo è un fuoco eterno.