Da sempre esiste un legame diretto tra Eucarestia e malato.
Il primo motivo che giustifica la conservazione dell’Eucarestia fuori dalla celebrazione è proprio per essere portata ogni volta che il malato ha bisogno di Gesù.
Di conseguenza venne l’adorazione eucaristica.
Ma io aggiungo anche quest’altro motivo: l’Eucaristia ha in sé una forza di guarigione. Sempre c’è stata.
La si leggeva però solo nelle vite dei santi.
Gesù infatti aveva detto: Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati.
Tra i più antichi testi liturgici della Chiesa Copta (siamo nel IV secolo) c’è questa bella preghiera che veniva innalzata a favore dei malati:
“Soccorri e guarisci tutti i malati. Comanda alle malattie. Solleva coloro che languiscono. Degnati di imporre le tue mani. Guarisci tutti i malati, rendili degni della salute, liberali dalla presente malattia. Che il tuo nome santo sia il rimedio per la loro salute e per la loro guarigione”.
E ancora nella stessa liturgia:
“Quanti comunicano col Corpo del Signore ricevano una medicina vivificante che li guarisca da ogni infermità”.
Nelle diverse liturgie vediamo nella guarigione uno dei primi frutti dell’Eucaristia.
Mentre il popolo di Dio avanzava per ricevere Gesù si cantava così:
“Come quella donna che, nella sua paura, trovò coraggio e guarigione, così, Signore, guariscimi tu dalle mie fughe per paura.
Possa in te trovare coraggio.
Il tuo mantello, Signore, è fonte di guarigione. Nel tuo vestito visibile risiede la tua forza nascosta. Basta un po’ di saliva della tua bocca perché la luce di nuovo risplenda nel fango. Oh, meraviglia”.
(Il riferimento è a Luca 8, 43-48 e aGv 9, 1-38)
Ma nell’Eucarestia c’è più del vestito di Gesù. Gesù stesso è presente. Veramente.
Si può lodevolmente ricorrere all’Eucarestia anche per piccoli disturbi.
Si va dal medico anche per una normale infiammazione di tonsille.
Il Signore ci prende sul serio.
Sant’Agostino stesso attesta che la comunione scomparve un fastidioso mal di denti.
Il beato Pietro di Chiaravalle guarì da una emicrania.
E S. Teresa d’Avila fu sanata da un malessere.
Daniel Ange raccontava di una certa Maddalena che da molto tempo aveva la mano destra insensibile, come morta.
In quella settimana si comunicava tutti i giorni. Il Corpo di Gesù toccava le sue dita e Maddalena un po’ per giorno guarì. Tornò normale.
A sua volta P. Emiliano Tardif riferisce: “Un malato aveva le due mani paralizzate. Fra l’elevazione dell’Ostia consacrata e l’elevazione del Calice, fu guarito”. Senza preghiera particolare.
A Daniel Ange capitò solo una volta d’avere una forte infiammazione alla gola e di essere totalmente afono, qualche ora prima di dover parlare ad affollatissime riunioni.
Ultimo ricorso: la Comunione appena prima della Conferenza prevista.
Guarigione immediata, in vista del ministero che gli era richiesto.
E un’ultima testimonianza.
- Teresa d’Avila: “Quando ero un poco agitata, ritrovavo la calma dopo la comunione.
Spesso fin dal momento in cui mi avvicinavo al Santissimo, mi sentivo all’improvviso tanto bene nell’anima e nel corpo da esserne sbalordita”.
Domani è il Giovedì Santo. In quella sera Gesù istituì l’Eucarestia, celebrò la prima Messa, istituì il Sacerdozio Consacrato e ci lascò il Suo Corpo e il Suo Sangue come cibo e bevanda di comunione.
E ci lasciò la sua presenza perché non ci sentissimo mai, mai soli.
L’ha promesso: “Sarò con voi sempre fino alla consumazione del mondo”.
Abbiamo infinite ragioni per vivere la giornata in gratitudine e commozione.