Una domanda di Gesù nella sua passione

 

“Il calice che il Padre mi ha dato non dovrò berlo?” (Gv 18, 11b)

 

LA SPADA E IL CALICE

 

La spada impugnata da Pietro e il calice che accetta Gesù.

La spada segno di violenza, il calice segno di obbedienza alla volontà divina.

Ci fu un passato in cui si fondevano insieme queste due realtà.

Ma restano scelte storiche, opposte, incompatibili alla verità di Gesù.

Quella notte là nel giardino del Getsemani sul monte degli ulivi, profumato di riconciliazione pacifica, Gesù consacrò la definitiva separazione.

Gesù annunciò che, giunti i tempi nuovi, questa era la volontà di Dio Padre.

Ma quanta fatica a vivere tutto questo.

Chi ama Gesù è mite.

Chi ama Gesù è remissivo.

Chi ama Gesù porge la guancia.

Chi ama Gesù dà mantello e tunica.

Chi ama Gesù benedice sempre, benedice nonostante tutto.

In quella notte, là nel giardino del Getsemani sul monte degli ulivi Gesù ha pagato il prezzo delle sue scelte nuove: il sudore col sangue.

La terra assorbe il sudore di Gesù, misto a sangue.

Stormiscono le foglie al sentire le grida di Gesù.

Ecco i soldati! Venuti per catturare il Figlio di Dio.

Da lui nessuna reazione, nessuna prova di nascondimento.

Gesù non rimproverò i soldati e le guardie. Hanno ubbidito ai signori della terra, senza crisi di coscienza.

Ma è Pietro che reagisce sfoderando la spada, ferendo il primo che incrocia, staccandogli l’orecchio destro.

Pietro, bravo veramente, con un colpo netto, ci sei riuscito.

Forse si autocompiace.

Non può impugnare la spada chi poco prima ha bevuto Sangue d’amor divino.

Non può rifugiarsi nella violenza, chi poco prima ha sentito proclamare il comandamento nuovo.

 

Non è possibile accostare spada e calice.

La spada divide, uccide. Il calice perdona e fa fiorire amore e perdono.

La spada allontana i cuori e li indurisce.

 

Il calice fa conoscere la piacevole ebbrezza dell’amore.

Chi è stato a mensa con Gesù, chi ha accostato il labbro al Sacro Calice, chi ne ha bevuto il nettare divino, non può più usare violenza: né nei pensieri, né nelle parole, né nelle mani e neppure nei piedi:

“Beati i piedi di chi porta la pace.

Come son belli i suoi piedi” (Isaia 52, 7)

Il Calice del Signore, calice del fuoco e dell’amore, va preso con due mani perché non ci sia posto per la spada. Neppure si può bere a due calici: a quello della violenza che produce vertigine, e quello del Sangue che produce pace.

Ecco perché la pace del Signore non è quella del mondo.

 

Signore Gesù, non voglio altra spada che la tua Parola (Ebrei 4, 12)

perché essa separa la pace dalla violenza,

l’amore dall’odio,

il servizio dall’arroganza.

Gesù, anch’io con te dico:

“Voglio bere al calice che il Padre mi dà!”

 

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